La Festa del Nome di Gesù ha avuto un ruolo determinante nella spiritualità di sant’Annibale Maria Di Francia che l’ha voluta “tra le primarie nei suoi Istituti”.
Come ogni festa, anche questa del 31 gennaio suppone ed esprime la fede nella parola/promessa di Cristo, riferita da Giovanni 16, 23-24; 14, 13-14, e nella sua Divinità: «non avere fede in queste divine promesse è un negare fede alla divinità stessa di Gesù Cristo». In questo giorno, scrive Sant’Annibale, noi ci uniamo a Gesù Cristo orante «con una ferma fiducia che nulla ci potrà negare l’Eterno Padre, avendone impegnata la sua parola Gesù Cristo stesso». La risposta della fede, che genera questa festa ed in essa si esprime, è la stessa che sta alla base della fede nel comando rogazionista: nel Rogate il Signore ha impegnato la sua parola e non ci avrebbe comandato di pregare se non avesse voluto esaudirci. Per il Di Francia vi è un intimo e inscindibile legame fra i due comandi evangelici relativi alla preghiera: rogate [Mt 9, 38], e pétite in nomine meo [Gv 14, 14]. Per il Fondatore, il comando che richiede l’adesione della nostra fede è uno solo e sintetizza due diverse pagine evangeliche: rogate in nomine meo. Non solo il comando Rogate ha attirato l’attenzione del Fondatore, ma anche l’indicazione del luogo in cui si deve pregare: in nomine meo. Per il Di Francia la risposta rogazionista nel Nome di Gesù ha la sua forza nella convinzione che, sia nel comando che nell’indicazione del luogo della preghiera, è ugualmente impegnata la parola di Cristo. È vero che il Fondatore emette il 4° voto, pregare il Padrone della messe, ma è altrettanto vero che privatamente fa anche voto che riterrà sempre vere e ineffabili le solenni promesse di Gesù: “In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà” (Gv 16,23); nonché in quelle divine promesse: “chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” (Lc 11,9). «Ciò posto, … qualora, dopo aver pregato … con la maggior fiducia possibile di ottenere … e io non … ottenga, o non mi sembra di ottenere le grazie, faccio voto che riterrò sempre vere e ineffabili quelle vostre divine parole».
Di estrema importanza, nella tradizione rogazionista è la SUPPLICA che come ogni anno, in tutte i luoghi dei Rogazionisti e delle Figlie del Divino Zelo ha luogo alle ore 12.00 del 31 gennaio. Se il Vangelo di Giovanni fonda la preghiera nel Nome di Gesù, San Paolo ispira la modalità di questa preghiera che deve essere sempre preceduta dal ringraziamento: «Del come debbano essere formate queste Suppliche annue – continua a scrivere il Di Francia – restano per modello tante di queste Suppliche antecedenti, specialmente quelle in stampa, nelle quali si noti attentamente che in ogni petizione si deve premettere un cenno di affettuoso ringraziamento delle grazie già ottenute, in conformità al precetto dell’Apostolo Paolo: Le vostre preghiere si presentino innanzi a Dio con rendimenti di grazie [cfr. Fil 4, 6]». Possiamo dire che la solenne supplica che deve essere presentata nel Nome di Gesù è saldamente fondata nel Vangelo.
Il discorso sulla preghiera cristiana e sul nostro inserimento in essa resterebbe astratto, disincarnato e inaccessibile per noi se non avesse la sua attualizzazione eucaristica. È in forza del sacramento dell’Eucaristia che i meriti e la vita di Cristo, espressione della sua preghiera, diventano a noi contemporanei permettendoci di pregare in Cristo. Il Di Francia è lucidissimo a riguardo: «pregando nel Nome di Gesù, noi ci uniamo alle preghiere stesse di nostro Signore quando pregava nel tempo della sua vita mortale con preghiere perfettissime che il suo Eterno Genitore non poteva in modo alcuno rigettare; e tuttora – ecco la convergenza eucaristica – chiuso nei santi tabernacoli riproduce tutte le sue divine preghiere all’Eterno Padre; e a queste noi ci uniamo quando preghiamo nel Nome di Gesù, con una ferma fiducia che nulla ci potrà negare l’Eterno Padre, avendo impegnata la sua parola Gesù Cristo stesso». Per il Fondatore pregare nel Nome di Gesù significa unirsi al le preghiere di Cristo Eucaristia le quali sono le stesse preghiere dei suoi 34 anni di vita (vale a dire sin dalla sua incarnazione). L’Eucaristia, in quanto memoriale della vita di Cristo, è memoriale della sua preghiera. È precisamente da questo principio teologico che scaturiscono le norme con le quali si stabilisce che il 31 gennaio «negli oratori privati, esposto il Santissimo Sacramento nella santa Messa, si lascia fino a mezzogiorno, alternando l’adorazione. Toccato mezzogiorno, tutta la comunità si unisce nell’Oratorio ai piedi di Gesù sacramentato».
Anche nella nostra parrocchia si terrà oggi la supplica alle ore 12.00. Per coloro che sono impossibilitati ad esserci, è disponibile qui il testo che verrà adottato in tutte le comunità rogazioniste del mondo.
BUONA FESTA!