Anche quest’anno la nostra parrocchia propone di vivere la novena di preparazione al Natale secondo la tradizione rogazionista concepita e trasmessa dal fondatore Sant’Annibale M. Di Francia.
Appuntamento ogni mattina alle ore 7.00 dal 16 al 24 dicembre. Proprio l’ultimo giorno, vale a dire il 24 dicembre, sarà l’Arcivescovo di Matera – Irsina e Vescovo di Tricarico S. E. Mons. Antonio Giuseppe Caiazzo a presiedere l’Eucaristia.
Coloro che non potranno esserci fisicamente, ma vorranno unirsi alla preghiera dal proprio luogo di residenza, possono seguire i testi della novena qui proposti.
IL NATALE E SANT’ANNIBALE MARIA DI FRANCIA
Quando si trovava dinanzi al presepio, che voleva in tutte le Case, bisognava cantare i noti versi di Sant’Alfonso: Ti voglio tanto bene… e lui accompagnava con quella voce affocata, che, se non rispettava il valore e il tono delle note – era infatti assolutamente negato al canto il suo orecchio sensibilissimo agli accenti! – rivelava l’intimo fervore che gli bruciava l’anima.
Bisognava vederlo quando portava il Bambino Gesù in processione per tutta la casa il 2 febbraio, a chiusura delle feste natalizie. Tra una preghiera e l’altra, tra una strofa e l’altra, lanciava gridi di entusiasmo e di amore: “Viva Gesù Bambino. Viva l’incarnato Verbo del Padre… Viva il Figlio della Immacolata Madre… Viva la delizia dei nostri cuori… Viva l’innamorato delle anime nostre…” La litania si allungava quando più quando meno; e tutti a rinnovare quel grido e a battere le mani.
Il Natale lo voleva preparato da una novena sui generis. La mattina del 16 dicembre ci si svegliava a suon d’harmonium e, quando era possibile, di ciaramelle, intonando subito il Tu scendi dalle stelle… mentre il sagrestano era impegnato a preparare le lampade: si chiamava la novena delle nove lampade, Durante la novena si tenevano particolarmente presenti i poveri e pertanto ognuno lasciava tutta o parte della frutta, che veniva ritirata e distribuita ai poveri la vigilia di Natale. Seguivano le preparazioni: culla, materassino, guancialino ecc. L’uso forse doveva essere tradizionale in Sicilia, perché ricordo di aver trovato, molti anni addietro, un vecchio libretto di preghiere, della prima metà del secolo passato, in cui si parlava appunto di preparazioni di simil genere; ma il Padre impresse lo stampo della sua genialità. Non si contentava, per esempio, della culla, ma l’intendeva in quella particolare maniera: formata con il legno che tanto a Lui piacerà; e questo lo prenderemo in parte dall’oliveto del Getsemani, e in parte da un albero che poi dovrà servire per formare l’altare del suo sacrificio e della nostra salute. Venivano quindi le particolari pratiche da fare; una preghiera, una penitenza, un’opera buona, ecc. Ogni giorno, un Santo protettore, una giaculatoria da ripetersi ad ogni atto comune.
La notte di Natale poi si faceva al Bambino Gesù una triplice offerta:
- Le preparazioni fatte nella novena, contenenti tutto ciò che nella grotta di Betlemme poteva confortare le pene di Gesù Bambino.
- I nostri cuori formando tanti cuori di carta e scrivendovi sopra affetti, propositi, richiesta di grazie, ecc. affinché il Bambinello li metta dentro il suo dolcissimo Cuore e li ferisca di eterno amore per Lui.
- Un corporale nuovo, implorando dal Bambino che renda il nostro cuore puro e candido come quel sacro lino, limpido e netto da ogni macchia, sicché Egli trovi nei nostri cuori il profumo delle sue virtù e la sua abitazione.
(Padre Teodoro Tusino, L’Anima del Padre, pp. 248-249)